+39 06.68805806 info@museodellashoah.it

1938 Le leggi antiebraiche dell’Italia fascista

di Sara Berger e Marcello Pezzetti

Definizione e censimento

A metà gennaio del 1938 il ministro dell’Educazione Nazionale Giuseppe Bottai lanciò la prima indagine a livello nazionale sulla presenza ebraica nel paese: un’inchiesta relativa alla situazione degli studenti universitari stranieri ebrei. Un mese dopo Mussolini si occupò della presenza ebraica tra gli ufficiali superiori delle forze armate, censendo anche la religione professata dai dipendenti del suo ministero dell’Interno, in particolare quella degli impiegati presso le questure. Misure, queste, che anticiparono e preannunciarono il successivo grande censimento.

Nel mese di agosto l’appena costituito ufficio del ministero dell’Interno, noto come Demorazza, fece schedare la popolazione ebraica presente sul territorio nazionale attraverso un censimento a impianto razzistico, effettuato dai singoli comuni sotto la sorveglianza e il coordinamento delle prefetture.

Lo scopo era quello di identificare tutte le persone potenzialmente perseguitabili. Risultò che sul territorio della penisola erano presenti 58.412 individui con un genitore ebreo o ex-ebreo; di questi, 46.656 si dichiararono ebrei (37.341 italiani, 9.415 stranieri). Si trattava dell’1,1 per mille della popolazione complessiva, formata da 43.900.000 di abitanti.

Per stabilire il numero esatto delle persone da colpire, andava tuttavia formulata la definizione di “appartenenza alla razza ebraica”, e questo lo fece il Gran Consiglio del fascismo il 6 ottobre del 1938. Questa definizione fu trasformata in legge col successivo regio decreto-legge del 17 novembre del 1938.

La “razza” di una persona veniva definita innanzitutto sulla base della “razza” dei genitori, quindi su quella delle nazionalità dei genitori, infine sulle caratteristiche individuali della stessa persona in oggetto. Come nella Germania nazista, era il “sangue” che stabiliva chi fosse ebreo: chi era figlio di due genitori di “razza ebraica” era esso stesso definito di “razza ebraica”.

A differenza invece di quanto aveva stabilito il regime nazista, il fascismo non istituì la categoria degli ebrei “misti”: tutti i nati da un matrimonio “razzialmente” misto furono classificati “ebrei” o “ariani”, sulla base di criteri stabiliti dalla legge.

 

“Ci furono anche situazioni grottesche: noi avevamo un medico, il dottor

Herzog, ebreo, e ai medici ebrei è stato vietato di avere clientela non ebraica.

A un certo punto gli entra una signora sconosciuta; lui la guarda e le fa:

‘Signora, lei è ariana?’ E lei: ‘No, son di Capodistria!’”

Goti Herskovits Bauer

00 Video

00 Video

La definizione della “razza ebraica” è letta da Marco Di Porto.

01 Trieste

01 Trieste

Trieste, giugno 1937. Oltre un anno prima del censimento degli ebrei su scala nazionale, il Presidente della Provincia, Piero Pieri, fa redigere un elenco di tutti gli ebrei della città, raggruppati per incarichi. Sottolinea di aver tenuto conto del fattore...

02 Fiume

02 Fiume

Fiume, dicembre 1938. Il Podestà Carlo Colussi ordina che tutti quelli che secondo la legge del 17 novembre sono da definire di "razza ebraica" devono denunciare la loro "appartenenza" entro il 4 marzo 1939. Državni Arhiv Rijeka (Archivio di stato Fiume) Sanja Simper,...

03 Bologna

03 Bologna

Denuncia di “appartenenza alla razza ebraica” presentata nel 1939 da Oscar Nacamù al comune di Bologna. United States Holocaust Memorial Museum, Washington

04a Zarfati

04a Zarfati

Stato di famiglia di Pellegrino Zarfati (1908-1989) in cui è indicato il fatto che la "razza ebraica" è stata dichiarata nel luglio 1939. Fondazione Museo della Shoah, Roma Fondo Lorella Zarfati

04b Zarfati

04b Zarfati

Pellegrino Zarfati, la moglie Celeste Anticoli e i loro cinque figli, 1945. Da sinistra: Fernando, Giuseppe, Claudio (del 1943) in braccio alla madre, Roberto ed Elio. Fondazione Museo della Shoah, Roma Fondo Lorella Zarfati

05a Di Porto

05a Di Porto

Atto di nascita di Marco Di Porto. Sulla destra del documento è indicata l’appartenenza alla "razza ebraica". Anagrafe Centrale, Roma

05b Di Porto

05b Di Porto

Foto di Marco Di Porto insieme alla mamma Rina Zarfati (1916-1985) scattata a Roma nel Convento delle Suore dei Sette Dolori di via Garibaldi, dove la famiglia Di Porto si è nascosta dal 19 ottobre 1943 al 4 giugno 1944. Fondazione Museo della Shoah, Roma Fondo Marco...

06a Tavole 06b Tavole

06a Tavole 06b Tavole

Settembre 1938. La Direzione Generale per la Demografia e la Razza elabora alcune tavole genealogiche per definire l’“appartenenza alla razza ebraica” o alla “razza ariana”. Archivio Centrale dello Stato, Roma

07 Tavola

07 Tavola

Visualizzazione, elaborata dalla Demorazza, della presenza in un individuo delle caratteristiche biologiche "ebraiche" e "ariane": un’assurdità scientifica. Archivio Centrale dello Stato, Roma

08 Trieste

08 Trieste

Trieste, 27 agosto 1938. Il segretario federale del Pnf, Emilio Grazioli (1899-1969), critica il metodo del censimento nazionale che valuta molto meno rigoroso di quello triestino. Archivio di Stato, Trieste

09 Demorazza

09 Demorazza

In una statistica dell’Istituto centrale di statistica del Regno d’Italia, elaborata per la Direzione Generale per la Demografia e la Razza, viene indicato il numero degli ebrei italiani e stranieri "puri", "misti" e "imprecisati" in tutte le regioni d’Italia....

10 Difesa

10 Difesa

Il Censimento funge da base per la mappa della presenza ebraica in Italia proposta da La Difesa della Razza nell’edizione del 20 ottobre 1938. Fondazione Museo della Shoah, Roma

11 Difesa cifre

11 Difesa cifre

Nell’edizione del 20 ottobre 1938 de La Difesa della Razza vengono messi in rilievo anche l’"alta" percentuale degli ebrei in alcune province e il numero crescente dei matrimoni misti fra ebrei e cattolici fino al 1936. Fondazione Museo della Shoah, Roma

Naviga tra i capitoli della mostra

Capitolo successivo

Capitolo precedente

error: Content is protected !!