Propaganda antiebraica
La propaganda antiebraica fascista si rivelò essere molto simile a quella nazista.
Gli ebrei non vennero più concepiti come un gruppo religioso o identitario, ma fu loro assegnato il prevalente ruolo di componenti di una “razza”. Per “provare” la loro inferiorità “razziale” si fece ricorso all’uso della caricatura, della pittura e della fotografia, strumenti utilizzati per fissare una volta per sempre le caratteristiche somatiche dei “tipici ebrei”. Le accuse nei loro confronti, lanciate massicciamente già nei mesi precedenti il varo delle leggi, si rifacevano anche alla “classica” e plurisecolare tradizione antisemita. Furono accusati di essere deicidi, corruttori sessuali, rivoluzionari bolscevichi, amorali capitalisti, ambigui pacifisti e, insieme, guerrafondai della peggior specie, traditori della nazione e, soprattutto, cospiratori per arrivare a dominare il mondo intero.
Tale propaganda non si limitò alla denuncia della presunta pericolosità della presenza ebraica, ma invitò vigorosamente gli italiani a sostenere la loro persecuzione, fino ad accettare la loro scomparsa.
Il tentativo di produrre una vera e propria trasformazione antropologica del paese su questo tema ebbe come strumento principale la rivista La Difesa della Razza, che si caratterizzò come la pubblicazione più violentemente razzista e antisemita della storia d’Italia.
Il quindicinale, pubblicato dalla casa editrice Tumminelli di Roma e diretto dal noto antisemita Telesio Interlandi, fece la sua comparsa il 5 agosto del 1938 e la sua distribuzione, principalmente per abbonamento, terminò il 20 giugno del 1943. Facendo ricorso a una grafica di impressionante impatto comunicativo, dal primo all’ultimo numero gli ebrei vennero presentati come pericolo biologico, razzialmente non-assimilabili, anti-italiani (“razza estranea all’Italia”), simbolo dell’antifascismo.
Nel 1940, dopo l’entrata in guerra dell’Italia, la propaganda antisemita divenne più violenta e iniziò ad addebitare a essi anche la responsabilità del conflitto.
Tutto ciò non venne proposto soltanto nelle testate più ferocemente antisemite, come La Difesa della Razza, il Giornalissimo di Oberdan Cotone o Il regime fascista di Roberto Farinacci, ma apparve su tutta la stampa nazionale.
01 La Difesa Copertina
La Difesa della Razza, 20 febbraio 1939. Fondazione Museo della Shoah, Roma
04 Vignetta
26 maggio 1940. Vignetta antisemita comparsa su Quadrivio. Grande settimanale letterario illustrato di Roma, diretto da Telesio Interlandi. Archivio Centrale dello Stato, Roma
05 Il Popolo di Trieste
Vignette antisemite comparse su Il Popolo di Trieste: “Museo delle antichità”, 20 novembre 1938. “L’idra giudaica”, 24 novembre 1938. “Cure estetiche”, 3 dicembre 1938. Biblioteca Civica “A. Hortis”, Trieste
06 Razzismo Trieste
Razzismo Fascista. Supplemento al n.11 del Bollettino della sezione razzista del Guf di Trieste, 18 novembre 1939, p. 3 Responsabile: Paolo Goitan Redattore capo: Rodolfo Unterweger. Biblioteca dei Civici Musei di storia ed arte, Trieste
07 Milano
Milano, 14 settembre 1940. Libro e Moschetto. Giornale dei Gruppi Fascisti Universitari Milano, p. 7. Biblioteca Nazionale di Firenze
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